L'Audi RS Club è lieto di presentare il Terzo Raduno Nazionale 2009
I sapori e le bellezze dell'Umbria
“Parco dei Mostri - Civita di Bagnoregio - Orvieto”
Sabato 10 / Domenica 11 Ottobre 2009
Un viaggio alla riscoperta di scorci e prospettive dell'Italia centrale, tra i sapori e le bellezze della terra d'.Umbria. Un viaggio che prende il via dalla cittadina di Bomarzo, in provincia di Viterbo. La suggestiva località, situata al centro della Tuscia, tra le estreme pendici nord-orientali dei Monti Cimini e l’ampia vallata del Tevere, è immersa nella natura e ideale per ossigenare mente e polmoni. Il Centro Storico di Bomarzo offre scorci di urbanistica medioevale perfettamente conservata, come la Chiesa di Santa Maria Assunta, dove sono conservate le spoglie di S. Anselmo, Vescovo e Patrono della cittadina, ma la perla del territorio più suggestiva e caratteristica è il famoso Sacro Bosco oParco dei Mostri di Bomarzo. Nato nel 1552 su commissione del Principe Pier Francesco Orsini, affranto dalla morte della moglie Giulia Farnese, il suggestivo Sacro Bosco ha preso il nome di parco dei Mostri grazie alle fattezze delle grandi statue e sculture disseminate lungo un percorso tra il mitologico e il fantasy, opera ideata dall'architetto Pirro Ligorio. Dopo la morte dell'ultimo principe Orsini nel 1585 il parco fu abbandonato e nella seconda metà del Novecento fu restaurato dalla coppia Giancarlo e Tina Severi Bettini, ed è oggi aperto per le visite al pubblico.
Da Bomarzo a Bagnoregio: Civita di Bagnoregio è un esempio di meraviglia unico nel suo genere. Unita al mondo solo da un lungo e stretto ponte, la "Città che muore", ormai da tempo così chiamata a causa dei lenti franamenti delle pareti di tufo, racchiude un ciuffo di case medioevali ed una popolazione di pochissime famiglie. Appoggiata dolcemente su un cucuzzolo, la cittadina sovrasta imperiosamente l'immensa vallata sottostante, offrendo così un incantevole e indimenticabile scenario.
Caratteristiche simili alla città di Orvieto: in simbiosi con la rupe di tufo su cui è costruita, è un esempio eccezionale di integrazione tra natura e opera dell'uomo. In certi casi la testimonianza della consapevolezza di questo rapporto tra natura e architettura è manifestata esplicitamente, come nell'iscrizione apposta sul famoso pozzo di San Patrizio che recita "quod natura munimento inviderat industria adiecit" chiarendo appunto, che "Ciò che la natura aveva negato per la difesa - in questo caso l'acqua- lo aggiunse l'attività umana".
Visitare questa città è come attraversare la storia, perché vi si ritrovano, stratificate e concentrate, in uno spazio fisico precostituito, le tracce di ogni epoca per quasi tre millenni.
Nel sottosuolo della città di Orvieto si cela un incredibile numero di cavità artificiali che danno vita ad un intricato labirinto di cunicoli, gallerie, cisterne, pozzi, cave e cantine. Le viscere orvietane conservano memoria degli abitanti che si sono, nei secoli, succeduti sulla rupe: è come viaggiare in una dimensione senza tempo, in cui si capisce la geologia della rupe e si incontrano aspetti particolari della storia di Orvieto: i colombari, le cave di pozzolana, i frantoi sotterranei.
Nel sottosuolo si è, da sempre, cercata la soluzione ai problemi che l'insediamento sulla rupe comportava: la ricerca dell'acqua ed il mantenimento degli alimenti. Ilmicroclima riscontrabile nelle cavità ha consentito la conservazione di derrate e liquidi, fra i quali il vino non ha rappresentato certo un posto di secondaria importanza se uno dei nomi con i quali Orvieto era conosciuta nell'antichità era oinarea e cioè "dove scorre il vino", e ancora oggi l'Orvieto è famoso nel mondo.
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